La denuncia dei contributi omessi avviene nel caso in cui il datore di lavoro non abbia versato i contributi, nei modi e nei termini prescritti dalla legge.
Con la denuncia dei contributi omessi il lavoratore interrompe i termini di prescrizione facendo ripartire da 0 il conteggio dei 5 anni. Ricevuta la segnalazione l’Inps affiderà ad un ispettore il caso.
Le norme consentono al datore di lavoro che abbia omesso di versare i contributi e non possa più versarli per intervenuta prescrizione, di chiedere all’INPS la “regolarizzazione tardiva della posizione assicurativa” con la costituzione della rendita vitalizia reversibile.
Il lavoratore può, in sostituzione del datore di lavoro, chiedere la costituzione della rendita vitalizia reversibile e pagare il relativo onere.
Possono denunciare l’omissione contributiva i lavoratori dipendenti, cooadivanti di imprese artigiane e commerciali, i componenti il nucleo familiare coltivatore diretto, i lavoratori parasubordinati e i dipendenti pubblici. I lavoratori autonomi, essendo responsabili per la propria contribuzione previdenziale, non possono denunciare l’omissione.
E’ bene ricordare che, a tutela del lavoratore, le prestazioni assicurative come la NAspi o la pensione sono dovute al lavoratore, anche quando il datore di lavoro non ha versato regolarmente i contributi dovuti agli istituti di previdenza e di assistenza. I contributi che, con documenti di data certa, il lavoratore dimostra come “dovuti” anche se non effettivamente versati, sono comunque utili ai fini del conseguimento dei requisiti per il diritto e il calcolo della pensione, purché non siano superati i termini della prescrizione. Questo grazie all’istituto dell’automaticità della prestazione. Nei casi in cui l’automatismo non opera, la responsabilità è del datore di lavoro, il quale è tenuto a risarcire il danno che ne deriva al prestatore di lavoro.